《木偶奇遇記》36
36. Finalmente Pinocchio cessa d'essere un burattino e diventa un ragazzo.
Pinocchio e Geppetto sul dorso del Tonno
Mentre Pinocchio nuotava alla svelta per raggiungere la spiaggia, si accorse che il suo babbo, il quale gli stava a cavalluccio sulle spalle e aveva le gambe mezze nell'acqua, tremava fitto fitto, come se al pover'uomo gli battesse la febbre terzana.
Tremava di freddo o di paura? Chi lo sa? Forse un po' dell'uno e un po' dell'altro. Ma Pinocchio, credendo che quel tremito fosse di paura, gli disse per confortarlo:
"Coraggio babbo! Fra pochi minuti arriveremo a terra e saremo salvi."
"Ma dov'è questa spiaggia benedetta?" domandò il vecchietto diventando sempre più inquieto, e appuntando gli occhi, come fanno i sarti quando infilano l'ago. "Eccomi qui, che guardo da tutte le parti, e non vedo altro che cielo e mare."
"Ma io vedo anche la spiaggia", disse il burattino. "Per vostra regola io sono come i gatti: ci vedo meglio di notte che di giorno."
Il povero Pinocchio faceva finta di essere di buonumore: ma invece... Invece cominciava a scoraggiarsi: le forze gli scemavano, il suo respiro diventava grosso e affannoso... insomma non ne poteva più, la spiaggia era sempre lontana.
Nuotò finché ebbe fiato: poi si voltò col capo verso Geppetto, e disse con parole interrotte:
"Babbo mio, aiutatemi... perché io muoio!"
E il padre e il figliuolo erano oramai sul punto di affogare, quando udirono una voce di chitarra scordata che disse:
"Chi è che muore?"
"Sono io e il mio povero babbo!..."
"Questa voce la riconosco! Tu sei Pinocchio!..."
"Preciso: e tu?"
"Io sono il Tonno, il tuo compagno di prigionia in corpo al Pesce-cane."
"E come hai fatto a scappare?"
"Ho imitato il tuo esempio. Tu sei quello che mi hai insegnato la strada, e dopo te, sono fuggito anch'io."
"Tonno mio, tu capiti proprio a tempo! Ti prego per l'amor che porti ai Tonnini tuoi figliuoli: aiutaci, o siamo perduti."
"Volentieri e con tutto il cuore. Attaccatevi tutt'e due alla mia coda, e lasciatevi guidare. In quattro minuti vi condurrò alla riva."
Geppetto e Pinocchio, come potete immaginarvelo accettarono subito l'invito: ma invece di attaccarsi alla coda, giudicarono più comodo di mettersi addirittura a sedere sulla groppa del Tonno.
"Siamo troppo pesi?..." gli domandò Pinocchio.
"Pesi? Neanche per ombra; mi par di avere addosso due gusci di conchiglia", rispose il Tonno, il quale era di una corporatura così grossa e robusta, da parere un vitello di due anni.
Giunti alla riva, Pinocchio saltò a terra il primo, per aiutare il suo babbo a fare altrettanto: poi si voltò al Tonno, e con voce commossa gli disse:
"Amico mio, tu hai salvato il mio babbo! Dunque non ho parole per ringraziarti abbastanza! Permetti almeno che ti dia un bacio in segno di riconoscenza eterna!..."
Il Tonno cacciò il muso fuori dall'acqua, e Pinocchio, piegandosi coi ginocchi a terra, gli posò un affettuosissimo bacio sulla bocca. A questo tratto di spontanea e vivissima tenerezza, il povero Tonno, che non c'era avvezzo, si sentì talmente commosso, che vergognandosi a farsi veder piangere come un bambino, ricacciò il capo sott'acqua e sparì.
Intanto s'era fatto giorno.
Allora Pinocchio, offrendo il suo braccio a Geppetto, che aveva appena il fiato di reggersi in piedi, gli disse:
"Appoggiatevi pure al mio braccio, caro babbino, e andiamo. Cammineremo pian pianino come le formicole, e quando saremo stanchi ci riposeremo lungo la via."
"E dove dobbiamo andare?" domandò Geppetto.
"In cerca di una casa o d'una capanna, dove ci diano per carità un boccon di pane e un po' di paglia che ci serva da letto."
Non avevano ancora fatti cento passi, che videro seduti sul ciglione della strada due brutti ceffi, i quali stavano lì in atto di chiedere l'elemosina.
Erano il Gatto e la Volpe: ma non si riconoscevano più da quelli d'una volta. Figuratevi che il Gatto, a furia di fingersi cieco, aveva finito coll'accecare davvero: e la Volpe invecchiata, intignata e tutta perduta da una parte, non aveva più nemmeno la coda. Così è. Quella trista ladracchiola, caduta nella più squallida miseria, si trovò costretta un bel giorno a vendere perfino la sua bellissima coda a un merciaio ambulante, che la comprò per farsene uno scacciamosche.
"O Pinocchio, gridò la Volpe con voce di piagnisteo, fai un po' di carità a questi due poveri infermi."
"Infermi!" ripeté il Gatto.
"Addio, mascherine!" rispose il burattino. "Mi avete ingannato una volta, e ora non mi ripigliate più."
"Credilo, Pinocchio, che oggi siamo poveri e disgraziati davvero!"
"Davvero!" ripeté il Gatto.
"Se siete poveri, ve lo meritate. Ricordatevi del proverbio che dice: "I quattrini rubati non fanno mai frutto". Addio, mascherine!"
"Abbi compassione di noi!..."
"Di noi!..."
"Addio, mascherine! Ricordatevi del proverbio che dice: "La farina del diavolo va tutta in crusca"."
"Non ci abbandonare!..."
"...are!" ripeté il Gatto.
"Addio, mascherine! Ricordatevi del proverbio che dice: "Chi ruba il mantello al suo prossimo, per il solito muore senza camicia"."
E così dicendo, Pinocchio e Geppetto seguitarono tranquillamente per la loro strada: finché, fatti altri cento passi, videro in fondo a una viottola in mezzo ai campi una bella capanna tutta di paglia, e col tetto coperto d'embrici e di mattoni.
"Quella capanna dev'essere abitata da qualcuno", disse Pinocchio. "Andiamo là e bussiamo".
Difatti andarono, e bussarono alla porta.
"Chi è?" disse una vocina di dentro.
"Siamo un povero babbo e un povero figliuolo, senza pane e senza tetto", rispose il burattino.
"Girate la chiave, e la porta si aprirà", disse la solita vocina.
Pinocchio girò la chiave, e la porta si aprì. Appena entrati dentro, guardarono di qua, guardarono di là, e non videro nessuno.
"O il padrone della capanna dov'è?" disse Pinocchio maravigliato.
"Eccomi quassù!"
Babbo e figliuolo si voltarono subito verso il soffitto, e videro sopra un travicello il Grillo-parlante
"Oh! mio caro Grillino", disse Pinocchio salutandolo garbatamente.
"Ora mi chiami il "tuo caro Grillino", non è vero? Ma ti rammenti di quando, per scacciarmi di casa tua, mi tirasti un martello di legno?..."
"Hai ragione, Grillino! Scaccia anche me... tira anche a me un martello di legno: ma abbi pietà del mio povero babbo..."
"Io avrò pietà del babbo e anche del figliuolo: ma ho voluto rammentarti il brutto garbo ricevuto, per insegnarti che in questo mondo, quando si può, bisogna mostrarsi cortesi con tutti, se vogliamo esser ricambiati con pari cortesia nei giorni del bisogno."
"Hai ragione, Grillino, hai ragione da vendere e io terrò a mente la lezione che mi hai data. Ma mi dici come hai fatto a comprarti questa bella capanna?"
"Questa capanna mi è stata regalata ieri da una graziosa capra, che aveva la lana d'un bellissimo colore turchino."
"E la capra dov'è andata?" domandò Pinocchio, con vivissima curiosità.
"Non lo so."
"E quando ritornerà?..."
"Non ritornerà mai. Ieri è partita tutta afflitta, e, belando, pareva che dicesse: "Povero Pinocchio... oramai non lo rivedrò più... il Pesce-cane a quest'ora l'avrà bell'e divorato!..."."
"Ha detto proprio così?... Dunque era lei!... era lei!... era la mia cara Fatina!..." cominciò a urlare Pinocchio, singhiozzando e piangendo dirottamente.
Quand'ebbe pianto ben bene, si rasciugò gli occhi e, preparato un buon lettino di paglia, vi distese sopra il vecchio Geppetto. Poi domandò al Grillo-parlante:
"Dimmi; Grillino: dove potrei trovare un bicchiere di latte per il mio povero babbo?"
"Tre campi distante di qui c'è l'ortolano Giangio, che tiene le mucche. Va' da lui e troverai il latte, che cerchi."
Pinocchio andò di corsa a casa dell'ortolano Giangio; ma l'ortolano gli disse:
"Quanto ne vuoi del latte?"
"Ne voglio un bicchiere pieno."
"Un bicchiere di latte costa un soldo. Comincia intanto dal darmi il soldo."
"Non ho nemmeno un centesimo", rispose Pinocchio tutto mortificato e dolente.
"Male, burattino mio", replicò l'ortolano. "Se tu non hai nemmeno un centesimo, io non ho nemmeno un dito di latte."
"Pazienza!" disse Pinocchio e fece l'atto di andarsene.
"Aspetta un po'", disse Giangio. "Fra te e me ci possiamo accomodare. Vuoi adattarti a girare il bindolo?"
"Che cos'è il bindolo?"
"Gli è quell'ordigno di legno, che serve a tirar su l'acqua dalla cisterna, per annaffiare gli ortaggi."
"Mi proverò..."
"Dunque, tirami su cento secchie d'acqua e io ti regalerò in compenso un bicchiere di latte."
"Sta bene."
Giangio condusse il burattino nell'orto e gl'insegnò la maniera di girare il bindolo. Pinocchio si pose subito al lavoro; ma prima di aver tirato su le cento secchie d'acqua, era tutto grondante di sudore dalla testa ai piedi. Una fatica a quel modo non l'aveva durata mai.
"Finora questa fatica di girare il bindolo, disse l'ortolano, l'ho fatta fare al mio ciuchino: ma oggi quel povero animale è in fin di vita."
"Mi menate a vederlo?" disse Pinocchio.
"Volentieri."
Appena che Pinocchio fu entrato nella stalla vide un bel ciuchino disteso sulla paglia, rifinito dalla fame e dal troppo lavoro.
Quando l'ebbe guardato fisso fisso, disse dentro di sé, turbandosi:
"Eppure quel ciuchino lo conosco! Non mi è fisonomia nuova!"
E chinatosi fino a lui, gli domandò in dialetto asinino:
"Chi sei?"
A questa domanda, il ciuchino apri gli occhi moribondi, e rispose balbettando nel medesimo dialetto:
"Sono Lu...ci...gno...lo."
E dopo richiuse gli occhi e spirò.
"Oh! povero Lucignolo!" disse Pinocchio a mezza voce: e presa una manciata di paglia, si rasciugò una lacrima che gli colava giù per il viso.
"Ti commovi tanto per un asino che non ti costa nulla?" disse l'ortolano. "Che cosa dovrei far io che lo comprai a quattrini contanti?"
"Vi dirò... era un mio amico!..."
"Tuo amico?"
"Un mio compagno di scuola!..."
"Come?!" urlò Giangio dando in una gran risata. "Come?! avevi dei somari per compagni di scuola!... Figuriamoci i belli studi che devi aver fatto!..."
Il burattino, sentendosi mortificato da quelle parole, non rispose: ma prese il suo bicchiere di latte quasi caldo, e se ne tornò alla capanna.
E da quel giorno in poi, continuò più di cinque mesi a levarsi ogni mattina, prima dell'alba, per andare a girare il bindolo, e guadagnare così quel bicchiere di latte, che faceva tanto bene alla salute cagionosa del suo babbo. Né si contentò di questo: perché a tempo avanzato, imparò a fabbricare anche i canestri e i panieri di giunco: e coi quattrini che ne ricavava, provvedeva con moltissimo giudizio a tutte le spese giornaliere. Fra le altre cose, costruì da se stesso un elegante carrettino per condurle a spasso il suo babbo alle belle giornate, e per fargli prendere una boccata d'aria.
Nelle veglie poi della sera, si esercitava a leggere e a scrivere. Aveva comprato nel vicino paese per pochi centesimi un grosso libro, al quale mancavano il frontespizio e l'indice, e con quello faceva la sua lettura. Quanto allo scrivere, si serviva di un fuscello temperato a uso penna; e non avendo né calamaio né inchiostro, lo intingeva in una boccettina ripiena di sugo di more e di ciliege.
Fatto sta, che con la sua buona volontà d'ingegnarsi, di lavorare e di tirarsi avanti, non solo era riuscito a mantenere quasi agiatamente il suo genitore sempre malaticcio, ma per di più aveva potuto mettere da parte anche quaranta soldi per comprarsi un vestitino nuovo.
Una mattina disse a suo padre:
"Vado qui al mercato vicino, a comprarmi una giacchettina, un berrettino e un paio di scarpe. Quando tornerò a casa, soggiunse ridendo, sarò vestito così bene, che mi scambierete per un gran signore."
E uscito di casa, cominciò a correre tutto allegro e contento. Quando a un tratto sentì chiamarsi per nome: e voltandosi, vide una bella Lumaca che sbucava fuori della siepe.
"Non mi riconosci?" disse la Lumaca.
"Mi pare e non mi pare..."
"Non ti ricordi di quella Lumaca, che stava per cameriera con la Fata dai capelli turchini? Non ti rammenti di quella volta, quando scesi a farti lume e che tu rimanesti con un piede confitto nell'uscio di casa?"
"Mi rammento di tutto", gridò Pinocchio. "Rispondimi subito, Lumachina bella: dove hai lasciato la mia buona Fata? che fa? mi ha perdonato? si ricorda sempre di me? mi vuol sempre bene? è molto lontana da qui? potrei andare a trovarla?"
A tutte queste domande fatte precipitosamente e senza ripigliar fiato, la Lumaca rispose con la sua solita flemma:
"Pinocchio mio! La povera Fata giace in un fondo di letto allo spedale!..."
"Allo spedale?..."
"Pur troppo! Colpita da mille disgrazie, si è gravemente ammalata e non ha più da comprarsi un boccon di pane."
"Davvero?... Oh! che gran dolore che mi hai dato! Oh! povera Fatina! povera Fatina! povera Fatina!... Se avessi un milione, correrei a portarglielo... Ma io non ho che quaranta soldi... eccoli qui: andavo giusto a comprarmi un vestito nuovo. Prendili, Lumaca, e va' a portarli subito alla mia buona Fata."
"E il tuo vestito nuovo?..."
"Che m'importa del vestito nuovo? Venderei anche questi cenci che ho addosso, per poterla aiutare! Va', Lumaca, spicciati: e fra due giorni ritorna qui, che spero di poterti dare qualche altro soldo. Finora ho lavorato per mantenere il mio babbo: da oggi in là, lavorerò cinque ore di più per mantenere anche la mia buona mamma. Addio, Lumaca, e fra due giorni ti aspetto."
La Lumaca, contro il suo costume, cominciò a correre come una lucertola nei grandi solleoni d'agosto.
Quando Pinocchio tornò a casa, il suo babbo gli domandò:
"E il vestito nuovo?"
"Non m'è stato possibile di trovarne uno che mi tornasse bene. Pazienza!... Lo comprerò un'altra volta."
Quella sera Pinocchio, invece di vegliare fino alle dieci, vegliò fino alla mezzanotte suonata; e invece di far otto canestre di giunco ne fece sedici.
Poi andò a letto e si addormentò. E nel dormire, gli parve di vedere in sogno la Fata, tutta bella e sorridente, la quale, dopo avergli dato un bacio, gli disse così.
"Bravo Pinocchio! In grazia del tuo buon cuore, io ti perdono tutte le monellerie che hai fatto fino a oggi. I ragazzi che assistono amorosamente i propri genitori nelle loro miserie e nelle loro infermità, meritano sempre gran lode e grande affetto, anche se non possono esser citati come modelli d'ubbidienza e di buona condotta. Metti giudizio per l'avvenire, e sarai felice."
A questo punto il sogno finì, e Pinocchio si svegliò con tanto d'occhi spalancati.
Ora immaginatevi voi quale fu la sua maraviglia quando, svegliandosi, si accorse che non era più un burattino di legno: ma che era diventato, invece, un ragazzo come tutti gli altri. Dette un'occhiata all'intorno e invece delle solite pareti di paglia della capanna, vide una bella camerina ammobiliata e agghindata con una semplicità quasi elegante. Saltando giù dal letto, trovò preparato un bel vestiario nuovo, un berretto nuovo e un paio di stivaletti di pelle, che gli tornavano una vera pittura.
Appena si fu vestito gli venne fatto naturalmente di mettere la mani nelle tasche e tirò fuori un piccolo portamonete d'avorio, sul quale erano scritte queste parole: "La Fata dai capelli turchini restituisce al suo caro Pinocchio i quaranta soldi e lo ringrazia tanto del suo buon cuore". Aperto il portamonete, invece dei quaranta soldi di rame, vi luccicavano quaranta zecchini d'oro, tutti nuovi di zecca.
Dopo andò a guardarsi allo specchio, e gli parve d'essere un altro. Non vide più riflessa la solita immagine della marionetta di legno, ma vide l'immagine vispa e intelligente di un bel fanciullo coi capelli castagni, cogli occhi celesti e con un'aria allegra e festosa come una pasqua di rose.
In mezzo a tutte queste meraviglie, che si succedevano le une alle altre, Pinocchio non sapeva più nemmeno lui se era desto davvero o se sognava sempre a occhi aperti.
"E il mio babbo dov'è?" gridò tutt'a un tratto: ed entrato nella stanza accanto trovò il vecchio Geppetto sano, arzillo e di buonumore, come una volta, il quale, avendo ripreso subito la sua professione d'intagliatore in legno, stava appunto disegnando una bellissima cornice ricca di fogliami, di fiori e di testine di diversi animali.
"Levatemi una curiosità, babbino: ma come si spiega tutto questo cambiamento improvviso?" gli domandò Pinocchio saltandogli al collo e coprendolo di baci.
"Questo improvviso cambiamento in casa nostra è tutto merito tuo", disse Geppetto.
"Perché merito mio?..."
"Perché quando i ragazzi, di cattivi diventano buoni, hanno la virtù di far prendere un aspetto nuovo e sorridente anche all'interno delle loro famiglie."
"E il vecchio Pinocchio di legno dove si sarà nascosto?"
"Eccolo là", rispose Geppetto; e gli accennò un grosso burattino appoggiato a una seggiola, col capo girato su una parte, con le braccia ciondoloni e con le gambe incrocicchiate e ripiegate a mezzo, da parere un miracolo se stava ritto.
Pinocchio si voltò a guardarlo; e dopo che l'ebbe guardato un poco, disse dentro di sé con grandissima compiacenza:
"Com'ero buffo, quand'ero un burattino!... e come ora son contento di essere diventato un ragazzino perbene!..."
其他有趣的翻譯
- 關(guān)于意大利語(yǔ)考試
- 意大利語(yǔ)信件怎么寫(xiě)
- 看文章學(xué)意語(yǔ)之飲食篇
- 看文章學(xué)意語(yǔ)之住篇
- 意大利概況
- LE PAROLE
- 阿森納2:0敗尤文(意)
- 新年習(xí)俗(意英雙語(yǔ))
- 梵蒂岡(意大利語(yǔ))
- 我的中國(guó)之行和中國(guó)人
- 意大利語(yǔ)高級(jí)閱讀第一篇
- 意大利語(yǔ)高級(jí)閱讀第二篇
- 意大利語(yǔ)高級(jí)閱讀第三篇
- 意大利數(shù)學(xué)
- 意大利公制
- 意大利歷法
- 意大利季節(jié)
- 圣誕節(jié)英意雙語(yǔ)
- 意大利語(yǔ)介紹
- 意大利國(guó)歌的歌詞
- 個(gè)人簡(jiǎn)歷模板(意中雙語(yǔ))
- 意大利民間小故事(意英)
- 中國(guó)國(guó)歌意大利語(yǔ)版
- 意大利語(yǔ)新聞閱讀
- 《木偶奇遇記》目錄
- 《木偶奇遇記》1
網(wǎng)友關(guān)注
- 意大利語(yǔ)詞匯:理發(fā)店 3
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(21)
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(9)
- 意大利語(yǔ)詞匯:服裝店 2
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(5)
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(18)
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(12)
- 意大利語(yǔ)詞匯:理發(fā)店 4
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(22)
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(26)
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(6)
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(3)
- 意大利語(yǔ)詞匯:文具店 1
- 意大利語(yǔ)A2考試高頻詞匯 6
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(7)
- 意大利語(yǔ)詞匯:書(shū)店 2
- 意大利語(yǔ)詞匯:書(shū)店 4
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(28)
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(19)
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(13)
- 意大利語(yǔ)A2考試高頻詞匯 11
- 意大利語(yǔ)詞匯:照相館 2
- 意大利語(yǔ)詞匯:書(shū)店 5
- 意大利語(yǔ)A2考試高頻詞匯 12
- 意大利語(yǔ)詞匯:照相館 1
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(23)
- 意大利語(yǔ)詞匯:文具店 4
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(14)
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(27)
- 意大利語(yǔ)詞匯:首飾鐘表店 3
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(8)
- 意大利語(yǔ)A2考試高頻詞匯 19
- 意大利語(yǔ)A2考試高頻詞匯 3
- 意大利語(yǔ)A2考試高頻詞匯 10
- 意大利語(yǔ)詞匯:服裝店 6
- 意大利語(yǔ)詞匯:鞋店 4
- 意大利語(yǔ)A2考試高頻詞匯 18
- 意大利語(yǔ)A2考試高頻詞匯 14
- 意大利語(yǔ)詞匯:首飾鐘表店 4
- 意大利語(yǔ)A2考試高頻詞匯 4
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(29)
- 意大利語(yǔ)詞匯:理發(fā)店 2
- 意大利語(yǔ)詞匯:書(shū)店 3
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(17)
- 意大利語(yǔ)詞匯:文具店 3
- 意大利語(yǔ)A2考試高頻詞匯 16
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(30)
- 意大利語(yǔ)A2考試高頻詞匯 2
- 意大利語(yǔ)詞匯:服裝店 4
- 意大利語(yǔ)詞匯:文具店 2
- 意大利語(yǔ)詞匯:書(shū)店 1
- 意大利語(yǔ)A2考試高頻詞匯 8
- 意大利語(yǔ)詞匯:首飾鐘表店 2
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(20)
- 意大利語(yǔ)A2考試高頻詞匯 9
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(4)
- 意大利語(yǔ)A2考試高頻詞匯 5
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(10)
- 意大利語(yǔ)詞匯:文具店 5
- 意大利語(yǔ)詞匯:理發(fā)店 5
- 意大利語(yǔ)詞匯:首飾鐘表店 1
- 意大利語(yǔ)詞匯:文具店 6
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(16)
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(24)
- 意大利語(yǔ)A2考試高頻詞匯 7
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(15)
- 意大利語(yǔ)A2考試高頻詞匯 1
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(2)
- 意大利語(yǔ)詞匯:理發(fā)店 1
- 意大利語(yǔ)詞匯:服裝店 1
- 意大利語(yǔ)詞匯:首飾鐘表店 5
- 意大利語(yǔ)詞匯:照相館 4
- 意大利語(yǔ)詞匯:服裝店 3
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(1)
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(25)
- 意大利語(yǔ)A2考試高頻詞匯 13
- 意大利語(yǔ)A2考試高頻詞匯 17
- 重音易錯(cuò)的意大利語(yǔ)單詞(11)
- 意大利語(yǔ)詞匯:照相館 3
- 意大利語(yǔ)化妝品詞匯(1)
- 意大利語(yǔ)詞匯:服裝店 5
精品推薦
- 八月你好文案短句干凈 八月你好文案朋友圈
- 酒店慶祝開(kāi)業(yè)文案簡(jiǎn)短精辟短句 酒店慶祝開(kāi)業(yè)文案簡(jiǎn)短有創(chuàng)意
- 內(nèi)蒙古創(chuàng)業(yè)大學(xué)創(chuàng)業(yè)學(xué)院是幾本 內(nèi)蒙古大學(xué)創(chuàng)業(yè)學(xué)院是二本還是三本
- 2022年最火的七夕文案短句干凈治愈150句
- 2022情人節(jié)幸福的愛(ài)情句子 我把四季用來(lái)等你
- 派樂(lè)漢堡加盟需要投資多少錢(qián) 派樂(lè)漢堡加盟費(fèi)及加盟條件電話(huà)
- 結(jié)婚紀(jì)念日跟七夕一天的心情說(shuō)說(shuō) 七夕和結(jié)婚紀(jì)念日一天的說(shuō)說(shuō)2022
- 山東省體育學(xué)院是一本還是二本 山東體育學(xué)院算幾本
- 奔波勞累了一天的句子 為生活奔波的優(yōu)美句子2022
- 二手手表回收平臺(tái)去哪里最好
- 貴德縣05月30日天氣:小雨轉(zhuǎn)中雨,風(fēng)向:東北風(fēng),風(fēng)力:<3級(jí),氣溫:25/12℃
- 旌德縣05月30日天氣:小雨轉(zhuǎn)雷陣雨,風(fēng)向:北風(fēng),風(fēng)力:<3級(jí),氣溫:28/22℃
- 定安縣05月30日天氣:多云,風(fēng)向:無(wú)持續(xù)風(fēng)向,風(fēng)力:<3級(jí),氣溫:35/25℃
- 康樂(lè)縣05月30日天氣:小雨,風(fēng)向:東北風(fēng),風(fēng)力:<3級(jí),氣溫:26/15℃
- 瑪多縣05月30日天氣:小雨轉(zhuǎn)雨夾雪,風(fēng)向:西風(fēng),風(fēng)力:4-5級(jí)轉(zhuǎn)3-4級(jí),氣溫:16/1℃
- 合水縣05月30日天氣:多云轉(zhuǎn)陰,風(fēng)向:西南風(fēng),風(fēng)力:<3級(jí),氣溫:24/15℃
- 疏附縣05月30日天氣:陰,風(fēng)向:無(wú)持續(xù)風(fēng)向,風(fēng)力:<3級(jí),氣溫:26/16℃
- 岷縣05月30日天氣:小雨轉(zhuǎn)中雨,風(fēng)向:東北風(fēng),風(fēng)力:<3級(jí),氣溫:18/10℃
- 儋州市05月30日天氣:多云,風(fēng)向:無(wú)持續(xù)風(fēng)向,風(fēng)力:<3級(jí),氣溫:34/25℃
- 剛察縣05月30日天氣:小雨轉(zhuǎn)雨夾雪,風(fēng)向:西南風(fēng),風(fēng)力:3-4級(jí)轉(zhuǎn)<3級(jí),氣溫:16/2℃
分類(lèi)導(dǎo)航
- 經(jīng)典對(duì)聯(lián)
- 結(jié)婚對(duì)聯(lián)
- 祝壽對(duì)聯(lián)
- 喬遷對(duì)聯(lián)
- 春節(jié)對(duì)聯(lián)
- 對(duì)聯(lián)故事
- 元宵節(jié)對(duì)聯(lián)
- 元旦對(duì)聯(lián)
- 端午節(jié)對(duì)聯(lián)
- 其他節(jié)日
- 挽聯(lián)
- 名勝古跡對(duì)聯(lián)
- 行業(yè)對(duì)聯(lián)
- 格言對(duì)聯(lián)
- 居室對(duì)聯(lián)
- 佛教寺廟對(duì)聯(lián)
- 生肖對(duì)聯(lián)
- 名著對(duì)聯(lián)
- 慶賀對(duì)聯(lián)
- 對(duì)聯(lián)史話(huà)
- 對(duì)聯(lián)技巧
- 對(duì)聯(lián)創(chuàng)作要點(diǎn)
- 對(duì)聯(lián)擷趣
- 對(duì)聯(lián)之最
- 成人笑話(huà)
- 夫妻笑話(huà)
- 惡心笑話(huà)
- 愛(ài)情笑話(huà)
- 恐怖笑話(huà)
- 家庭笑話(huà)
- 校園笑話(huà)
- 爆笑笑話(huà)
- 兒童笑話(huà)
- 醫(yī)療笑話(huà)
- 愚人笑話(huà)
- 交通笑話(huà)
- 交往笑話(huà)
- 動(dòng)物笑話(huà)
- 民間笑話(huà)
- 數(shù)學(xué)笑話(huà)
- 古代笑話(huà)
- 經(jīng)營(yíng)笑話(huà)
- 歌詞笑話(huà)
- 體育笑話(huà)
- 政治笑話(huà)
- 宗教笑話(huà)
- 文藝笑話(huà)
- 電腦笑話(huà)
- 戀愛(ài)笑話(huà)
- 英語(yǔ)笑話(huà)
- 手機(jī)笑話(huà)
- 綜合笑話(huà)
- 諧音笑話(huà)
- 整人笑話(huà)
- 漢字笑話(huà)
- 網(wǎng)絡(luò)笑話(huà)
- qq笑話(huà)
- 順口溜
- 錯(cuò)別字
- 搞笑圖片
- 搞笑動(dòng)態(tài)圖
- 微博段子
- 神回復(fù)
熱門(mén)有趣的翻譯
- 意大利語(yǔ)現(xiàn)在完成進(jìn)行時(shí)
- 意大利語(yǔ)副詞
- 意語(yǔ)口語(yǔ)輔導(dǎo):基本會(huì)話(huà)-14
- 意語(yǔ)詞匯:意大利語(yǔ)菜單實(shí)詞匯05
- 意大利語(yǔ)“完蛋了”怎么說(shuō)?
- 意大利語(yǔ)詞匯輔導(dǎo)素材:基本詞匯15
- 意大利語(yǔ)輔導(dǎo):意大利語(yǔ)諺語(yǔ)L
- 意大利語(yǔ)反身動(dòng)詞
- 意大利語(yǔ)課程學(xué)習(xí) (火車(chē))[2]
- 意語(yǔ)詞匯學(xué)習(xí)基礎(chǔ)課程第11課
- 意大利語(yǔ)“再見(jiàn)”怎么說(shuō)?
- 意大利語(yǔ)備考資料:數(shù)目和度量衡詞匯02
- 意大利語(yǔ)常見(jiàn)諺語(yǔ)
- 意語(yǔ)口語(yǔ)輔導(dǎo):基本會(huì)話(huà)-22
- 意大利語(yǔ)閱讀三寸之舌
- 意大利語(yǔ)聽(tīng)說(shuō)復(fù)習(xí)資料03
- 意大利語(yǔ)巧縮寫(xiě) 7
- 意大利語(yǔ)輔導(dǎo)資料之基本會(huì)話(huà)-9
- 意大利語(yǔ)閱讀:ricca
- 意大利語(yǔ)法:表示時(shí)間的補(bǔ)充詞匯01
- 意大利語(yǔ)的陰陽(yáng)性輔導(dǎo)
- 《木偶奇遇記》正文05
- 實(shí)用意大利語(yǔ)口語(yǔ)學(xué)習(xí)資料(43)
- 意語(yǔ)詞匯:曲風(fēng)
- 意語(yǔ)詞匯:考古 2
- 意大利語(yǔ)精選文章閱讀第8篇